Come possiamo sviluppare il sentimento di Eternità

Dove vedete più eternità, in un'automobile che corre per strada ai 200 all’ora o nella lentezza di una lumaca?

Sono sicuro che la maggior parte di voi hanno detto una lumaca. L’Eternità è dove il tempo scorre lento fino ad annullarsi. Il tempo è calcolato in base alla vicinanza di un dato pianeta con il centro della galassia. Il movimento rotatorio fa si che i pianeti più lontani da esso corrono più veloci e quindi il loro tempo è più veloce. Ma l’uomo moderno è costretto alla velocità, velocità da cui a lui sembra di trarne vantaggio, ma che paga con l’ansia.

L’ansia e la velocità con cui devono essere fatte le cose, uccide il sentimento dell’Eternità. Ti avvicini all’idea di Eternità, la senti, quanto sei libero dalla schiavitù dell’orologio.

Purtroppo questa società ci ha formattati a pensare alla velocità come l’elemento primo e migliore da considerarsi per fare un viaggio, un lavoro, o altro ed è quella che di solito scegliamo. Ma migliore non vuole dire più veloce, migliore può anche voler dire quella più lenta, come quel percorso che ti permette di goderti il panorama, i dettagli di un’opera. Fra un po' la scienza, che ha la pretesa di sconfiggere la malattia e la morte, troverà il modo di ridurre il tempo della gravidanza, a qualche mese, magari in ventri artificiali. Capite allora fino quale livello saremo sistemizzati. Vivere spiritualmente significa anche dare il giusto tempo alle cose e riscoprire un tempo naturale di crescita sia fisica che psicologica. Tutta questa velocizzazione produce, come ho detto stress e ansia.

Ho indagato sul significato della parola ansia in ebraico, chardah. Essa è formata dalle radici iniziali[1] Heth e Resh, che danno il senso di “un ardore che consuma, da cui tutto ciò che brucia fino a ridurre le cose ad un residuo, un escremento, anche la bocca di una fornace”. Queste radicali sono presenti anche nella parola italiana “ardere”.

Netzach, quando bilanciato da Hod, è ciò che ci permette di controllare il desiderio che genera ansia, inserendo un pizzico di razionalità, perché l’ansia spesso è immotivata. Affacciarsi sull’Eternità è possibile solo se si vive nella spiritualità, se non si arde nell’ansia di possesso e di dover necessariamente rincorrere i beni materiali, che ci impone il consumismo basato sul debito.

Il filosofo russo Piotr J. Caadaev (1794-1856) così polemizzava nei confronti del materialismo ottocentesco.

«Tra voi e il cielo non vedete altro che la pala del becchino».

Proprio così, il materialismo oltre che l’ansia è ciò che cancella in noi il pensiero dell’Eternità, Eternità che è dentro di noi come dice il Qoelet 3:11: Dio ha fatto ogni cosa bella a suo tempo; Egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’Eternità

 L’eternità è un sentimento che cresce in noi se ci dedichiamo ad attività spirituali ogni giorno. Ma cosa sono le attività spirituali? Sono tutto ciò che ci aiuta a distaccarci dalla routine quotidiana in cui perdi te stesso, e i tuoi valori interiori. Sono tutto ciò che ti aiuta ritrovare il significato reale della tua esistenza sulla terra.

Ho trovato molto utile a tale scopo, riscoprire il valore del rito compiuto con lentezza e portarlo nelle mie attività quotidiane. Tutti i rituali antichi avevano lo stesso potenziale: distoglievano l’attenzione dalla preoccupazione, dal dolore o dallo squilibrio esterno e riportavano l’uomo in contatto con sé stesso focalizzandolo sulla sua interiorità. Questo resta anche oggi il beneficio del rituale.

Ci sono molti rituali che compiamo ogni giorno, che non necessariamente di matrice religiosa, perché di solito è la religione che li diffonde. Quelli di matrice religiosa, di grande valore, li conosciamo già – preghiera, digiuno, servizio nella comunità – e di questi non ne parlo.

Parlo delle piccole cose che facciamo quotidianamente, come ad esempio cucinare e fare di ciò che cucini un’opera d’arte, come rifarti il letto con precisione, mantenere la tua camera in ordine… ma tutto ciò fatto con lentezza. Dobbiamo riappropriarci del tempo. La lentezza, spesso, è un lusso che non possiamo permetterci, ma vale la pena provarci. C’è piacere nella lentezza. Il mondo ci vorrebbe supersonici, premia i coloro che sono veloci e giudica inutili coloro che sono lenti, perché danneggiano il sistema, specialmente un sistema digitalizzato.

Arrivato in USA il proprietario dell’Azienda per cui lavoravo mi chiese. Quanto tempo ci metti a installare un pavimento di 20 mq. La domanda, che prima giustificavo, in quel momento mi sembrò assurda. Quel mondo mi sembrò troppo “Fast and Furious”, troppi Fast Food in ogni via, in ogni angolo. L’unica perfezione per cui vale la pena di vivere è la velocità con cui fai le cose. La velocità con cui fai le cose è il loro metro di misura. Invece un vecchio artigiano installatore italiano mi sorprese quando mi disse… “per ogni mattonella che posi ci devi fare sopra il suo ragionamento” e non è forse quello che disse Dio alla fine dei giorni creativi quando disse. …e vide che ciò era buono.

Il punto di rottura fra una società con i suoi giusti tempi e una società “fast ad furios” è vecchio ed fu creato agli albori della creazione ed è il Santo Shabbat. Molti di voi sanno di cosa parlo vero? Dal canto mio celebro il mio Shabbat, offro le mie preghiere, svolgo i suoi riti inerenti a questo giorno, l’hadlakat nerot,

Il consiglio che posso darvi, per il bene di voi stessi, della vostra famiglia e di chi vi sta intorno è ridurre la velocità e godervi la lentezza. Non solo quella dell’automobile quando guidiamo pericolosamente nel traffico, ma in generale ridurre il ritmo frenetico di vite troppo ossessionate dalla paura di sprecare tempo.

Ridurre la velocità, per riscoprire il piacere e la funzione della lentezza, che non va confusa con l’incertezza, ma semmai con uno sforzo per capire meglio le cose prima di prendere una decisione.

Il nostro cervello è una macchina lenta, tutte le attività spirituali richiedono lentezza e concentrazione. In questa corsa “fast and furious” che la vita ci impone, chi rimane indietro, dopo che tutti hanno fatto uno scatto da centometristi, è il cervello.

La lentezza espressa attraverso l’uso di una macchina lenta, il cervello, sviluppa la creatività, perché ti aiuta a vedere quei particolari che nella velocità non vedi mai.  Lo scrittore Luis Sepùlveda, autore di una straordinaria favola intitolata “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, arriva perfino ad attribuire alla lentezza il valore di un comportamento di rottura, di un gesto rivoluzionario.

Dice Sepùlveda: «È una nuova forma di resistenza, in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo».



[1] le radicali iniziali di una parola ne danno il senso attorno al quale le altre radicali si muovono con le loro sfumature